Oggi andiamo ad approfondire quella che è la paralisi cerebrale infantile.
Soltanto nel 1954 in Italia si è riconosciuta tale patologia e si è iniziato ad assistere quelli che venivano definiti “bambini spastici” e con alterazioni discinetiche.
La paralisi cerebrale è un gruppo di patologie di disturbi che influenzano la capacità di una persona di muoversi e mantenere l’equilibrio e la postura. Sino a ridurre anche solo dei minimi movimenti fini.
Che cos’è la paralisi cerebrale infantile?
La paralisi cerebrale infantile è una disabilità motoria ed è più comune nell’infanzia. Si può verificare nello 0,1% / 02% dei bambini e tale percentuale arriva fino al 15% dei neonati gravemente prematuri.
Cerebrale significa avere a che fare con il cervello.
Paralisi significa debolezza o problemi con l’utilizzo dei muscoli.
La paralisi cerebrale è causata da un danno nello sviluppo anormale del cervello oppure da un danno al cervello in via di sviluppo, che influisce sulla capacità di una persona di controllare i propri muscoli.
Paralisi cerebrale infantile cause
Le cause di paralisi cerebrale infantile possono essere di tipo multifattoriale e a volte, risulta difficile stabilire quali sono.
Ad esempio: difetti intrauterini, encefalopatie neonatali, ittero neonatale o qualsiasi cosa che possa compromettere la vascolarizzazione cerebrale come asfissia perinatale, ictus e infezioni del sistema nervoso centrale.
Tutte queste possono essere cause probabili di una paralisi celebrale infantile.
Tipi di paralisi cerebrale infantile
I medici classificano la paralisi cerebrale in base al tipo principale di disturbo del movimento coinvolto.
Cioè, a seconda delle aree del cervello interessate possono verificarsi uno o più dei seguenti disturbi.
- Rigidità muscolare quindi spasticità.
- Movimenti incontrollabili quindi discinesi.
- Scarso equilibrio e coordinazione quindi atassia.
Poi esistono quattro tipi principali di paralisi cerebrali infantili o cerebropatie infantili.
Vediamo quali sono.
Paralisi cerebrale spastica
Il tipo più comune è la paralisi cerebrale spastica. Colpisce circa l’80% di pazienti che si trovano ad affrontare questa patologia. Le persone con paralisi cerebrale spastica hanno un aumento del tono muscolare. Ciò significa che i loro muscoli sono rigidi e di conseguenza i loro movimenti possono essere scomodi.
La paralisi cerebrale spastica di solito è descritta in base a quali parti del corpo sono interessate.
Si può parlare ad esempio di diplegia spastica.
In questo tipo di paralisi la rigidità muscolare è principalmente nelle gambe. Con le braccia che sono meno colpite o per niente colpite.
Le persone con diplegia, potrebbero avere difficoltà a camminare perché i muscoli, sia dell’anca, che delle ginocchia (quindi delle gambe in generale) girano verso l’interno.
Per cui abbiamo una situazione in cui le gambe sono ruotate all’interno e le ginocchia sono flesse.
Tetraplegia spastica e Monoplegia
La tetraplegia spastica colpisce tutti e quattro gli arti, quindi è sicuramente la forma più grave.
Meno frequentemente, ma non raro e invece quando viene colpito solo un arto quindi una monoplegia.
Paralisi cerebrale infantile discinetica
I pazienti con paralisi cerebrale infantile discinetica, hanno problemi a controllare i movimenti. In particolare i movimenti fini delle mani, delle braccia, dei piedi, delle gambe. Rendendo quindi difficili anche alcune pratiche semplici come il sedersi e il camminare.
Molti movimenti sono incontrollabili e possono essere lenti e contorti oppure rapidi e scattanti. A volte il viso e la lingua sono colpiti e le persone hanno problemi nel parlare e nel deglutire.
Una persona con paralisi cerebrale discinetica ha un tono muscolare che può cambiare, variando dal troppo rigido, al troppo sciolto.
Non solo a giorni alterni, ma anche durante ogni singolo giorno.
Paralisi cerebrale atassiche
Tra le paralisi infantili ci sono le forme atassiche in cui si hanno problemi di equilibrio e coordinazione.
I pazienti colpiti potrebbero essere instabili quando camminano, potrebbero avere difficoltà nei movimenti rapidi e movimenti che richiedono molto controllo, come nella scrittura.
Inoltre potrebbero avere difficoltà a controllare le mani, le braccia oppure quando devono raggiungere un oggetto.
Paralisi Cerebrale Mista
Infine c’è la paralisi cerebrale mista.
Alcune persone hanno sintomi di più di un tipo di paralisi cerebrale. Il tipo più comune di mista è quella spastico-discinetica.
Sintomi e segni precoci
I segni precoci sono quelli che ci possono permettere una diagnosi precoce. Possiamo dire che i segnali d’allarme di paralisi cerebrale variano notevolmente. Perché esistono diversi livelli di disabilità.
Quello principale che potrebbe avere un bambino con paralisi cerebrale, è un ritardo nel raggiungimento delle tappe motorie del movimento.
Ossia il rotolarsi, il sedersi, lo stare in piedi o camminare.
È quindi importantissimo eseguire un accurato esame obiettivo, soprattutto se in anamnesi esiste una possibilità che possa esserci stato un danno a livello cerebrale.
Un esempio più chiaro è in un bambino prematuro o gravemente prematuro.
La diagnosi
Per il bene del bambino e della loro famiglia è importante che la diagnosi avvenga in tenera età.
Tale diagnosi può richiedere diversi passaggi tra cui il monitoraggio dello sviluppo, chiamato anche sorveglianza. Ciò significa monitorare la crescita e lo sviluppo di un bambino nel tempo.
Se durante il monitoraggio vengono sollevate preoccupazioni preoccupazioni sullo sviluppo del bambino è necessario eseguire dei test di screening dello sviluppo il prima possibile.
Durante lo screening dello sviluppo viene somministrato un test per vedere se il bambino ha dei ritardi specifici, come ritardi motori o non motori e magari anche di apprendimento.
Se i risultati dei test di screening sono di motivo di preoccupazione, il medico farà riferimento per una valutazione di sviluppo più specifico. Ad esempio valutazioni radiologiche, attraverso risonanza magnetica.
Quindi verrà richiesta, eventualmente, una risonanza magnetica encefalica o talvolta esami per escludere patologie ereditarie metaboliche o neurologiche.
Dunque se è sospettata una paralisi cerebrale infantile, è indispensabile identificare il disturbo di base.
L’anamnesi può essere evocativa di una causa, nella maggior parte dei casi una risonanza dell’encefalo può individuare delle anomalie.
Trattamento e cura
Non esiste una cura per la paralisi cerebrale, perché è una patologia con una lesione cerebrale immutabile.
Ma il trattamento può migliorare la vita di coloro che hanno tale condizione e quella delle loro famiglie. Per questo è importante iniziare un programma di trattamento il prima possibile.
Dopo una diagnosi Cerebral Palsy o cerebro paralisi, un team di professionisti sanitari come Pediatri, Ortopedici, Fisiatri e Fisioterapisti, lavorano con il bambino e la famiglia, per sviluppare un piano per aiutare il piccolo a raggiunge il pieno potenziale.
L’obiettivo è di far raggiungere ai bambini la massima indipendenza nei limiti della loro disfunzione motoria e dei deficit associati.
Trattamento fisioterapico
Trattamenti comuni includono i farmaci, la chirurgia e la terapia fisica riabilitativa che è davvero fondamentale. Gioca un ruolo di prim’ordine la fisioterapia occupazionale e di linguaggio.
Nessun singolo trattamento è migliore per tutti i bambini con paralisi cerebrale. Infatti prima di decidere un piano di trattamento, è importante parlare con il medico del bambino affetto da paralisi cerebrale infantile, per comprendere tutti i rischi e i benefici.
Trattamento farmacologico
Oltre quindi al trattamento riabilitativo, che rimane importantissimo, ci sono trattamenti farmacologici che vanno dall’utilizzo di Baclofen (che sarebbe Lioresal) per bocca, all’utilizzo di Baclofen intratecale.
Tutti questi hanno un effetto di miorilassante, per migliorare e rendere più fluido il movimento del corpo.
Trattamenti chirurgici
Altri trattamenti sono quelli chirurgici, come l’allungamento chirurgico di un muscolo spastico che può sviluppare deformità secondarie oppure le osteotomie che servono per correggere deformità ossee.
L’intervento di chirurgia ortopedica è spesso multidistrettuale e deve essere preceduto da una valutazione globale del bambino e dei compensi adottati e dovrebbe essere comunque inserito nell’ambito di un progetto riabilitativo multidisciplinare.
Maggiori saranno i cambiamenti apportati allo schema, più difficile risulterà per il paziente riorganizzare la funzione.
Alcuni cambiamenti imposti della chirurgia ortopedica possono risultare troppo impegnativi per il paziente, per cui anziché ridurre le deformità, finiscono per ridurre la funzionalità.
Se sei preoccupato e pensi che tuo figlio non stia raggiungendo i traguardi del movimento o potrebbe avere una paralisi cerebrale infantile contatta il tuo Medico e condividi le tue preoccupazioni.
Nel caso in cui tu e il Medico siate ancora preoccupati chiedete un rinvio a uno specialista in Ortopedia Pediatrica che possa fare una valutazione più appropriata del bambino e aiutarlo a fare una diagnosi.
Il Dott. Domenico Curci è ortopedico specializzato nell’ambito pediatrico, con particolare focus nei bambini e negli adolescenti. Nel 2003 si laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano e nel 2009 completa la Laurea di specializzazione presso Università degli Studi di Perugia. Ad oggi presta servizio con contratto libero professionale come Medico Specializzato in Ortopedia e Traumatologia presso la SS Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale Galeazzi di Milano, uno dei migliori centri di eccellenza per l’ortopedia pediatrica.
- Dott. Domenico Curcihttps://www.domenicocurci.com/author/dott-domenico-curci/
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